martedì 3 luglio 2012

Linguaggio e... la democrazia?

Christian Marazzi, economista e filosofo,
indaga i mutamenti del capitale e i suoi effetti sulla politica

Rispetto agli argomenti che il 27 luglio saranno trattati da Teresa Serra (La Sapienza) e Anna Jellamo (Unical) e che ruoteranno intorno al tema "Comunicazione e democrazia", tornano alla mente alcuni passaggi di Christian Marazzi. L'economista della Supsi di Lugano, che ragiona di filosofia, ritiene indispensabile tenere conto della svolta linguistica del capitale quando si discute di democrazia oggi. In un bel saggio intitolato Il posto dei calzini, scrive: "La difficoltà di trovare, in epoca postfordista, un livello di mediazione sovraindividuale, un piano sul quale consolidare compromessi e consensi duraturi, discende dal cortocircuito tra agire strumentale e agire comunicativo" (p. 33).

La crisi della politica contemporanea, quella che fa vacillare la forma della rappresentanza dello Stato, ha un'origine non politica ma squisitamente materiale. Si radica nell'inedita riorganizzazione della sfera economica e cioè nella messa al lavoro delle doti comunicative e relazionali propriamente umane. Leggiamo ancora l'autore: "Si intuisce in che senso l'entrata in produzione della comunicazione metta in crisi, o comunque problematizzi la forma politica della democrazia ereditata dal fordismo. La sovrapposizione tra agire strumentale e agire comunicativo [...] rende infatti complesso il passaggio istituzionale dagli interessi individuali agli interessi collettivi [...] Ognuno ha tendenza a rappresentarsi da sé" (p. 32).

L'assetto del capitalismo maturo scombina le regole che sul piano della cosa pubblica sono valse fino a quando la linea di montaggio era muta e priva di rapporti di cooperazione fra antecedente e conseguente. Nel momento in cui "l'imprenditore si fa politico" si apre la "crisi della coesione sociale" perché la prassi di delegare gli interessi del singolo cittadino a una classe, a un partito, a un sindacato, non funziona più. E' un meccanismo che s'inceppa di continuo. Da qui "la proliferazione di forme di autorappresentatività politica" (p. 33).

Insomma, Marazzi mette sotto i riflettori il decisivo mutamento subito dal sistema produttivo dominante e ne mostra le conseguenze al livello della vita pubblica. Il restyling del capitale invalida le vecchie leggi, senza che ancora ne siano state trovate di nuove. In ambito politico, una sfida decisiva è: quale tipo di governo è il più adatto alla produzione che chiama in causa l’informazione, la comunicazione e i rapporti interpersonali? Quale sovrano per il 'general intellect'?

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