«C’era una volta una vecchia. Cieca, ma saggia». Ho sentito questa storia, o proprio una come questa, nella tradizione di diverse culture.
Nella versione che io conosco la donna è la figlia di schiavi, neri, americani, e vive sola in una piccola casa fuori città. La sua reputazione per saggezza è senza pari e fuori questione.
Un giorno la donna riceve la visita di alcuni giovani intenzionati a dimostrare falsa la sua chiaroveggenza e mostrare la frode quale essi credono che ella sia. Il loro piano è semplice; essi entrano nella casa e le fanno una domanda la cui risposta si basa sulla differenza fra lei e loro, una differenza che essi considerano una grave invalidità: la sua cecità. Essi stanno dritti davanti a lei, e uno di loro dice: «Vecchia, io tengo in mano un uccello. Dimmi se è vivo o morto.»
Ella non risponde, e la domanda viene ripetuta. «L’uccello che ho in mano è vivo o morto?»
Ella non risponde ancora. È cieca e non può vedere i suoi visitatori, tantomeno ciò che hanno in mano. Non sa il loro colore, genere o provenienza. Sa solo il motivo per cui sono venuti.
Il silenzio della vecchia donna è così lungo che i giovani fanno fatica a trattenersi dal ridere.
Finalmente ella parla e la sua voce è dolce ma sicura. «Io non so», dice. «Non so se l’uccello è morto o vivo, ma so che è nelle vostre mani. È nelle vostre mani».
La sua risposta può significare: se è morto, o l’avete trovato così, o l’avete ucciso. Se è vivo, voi potete ancora ucciderlo. Se rimane vivo è per una vostra decisione. In ogni caso questa è vostra responsabilità.
Per essersi pavoneggiati del loro potere e dell’impotenza di lei, i giovani visitatori vengono rimproverati, e vengono accusati di essere responsabili non solo dell’atto di scherno, ma anche del piccolo gruzzolo di vita sacrificato per raggiungere il suo scopo. La donna cieca sposta l’attenzione dalle rivendicazioni di potere allo strumento attraverso il quale quel potere viene esercitato.
Toni Morrison