mercoledì 8 maggio 2013

La prima della "Mario Alcaro". Note al margine

C'è una cosa su cui potrei io stesso recriminare ed è l'assenza di chi scrive dagli incontri della prima edizione della Scuola d'alta formazione in filosofia "Mario Alcaro". Tutto sommato però è un aspetto del tutto ininfluente qui ed ora e quindi ha poca rilevanza. Va ricordato solo nella misura in cui, nelle note che seguono, giustifica il mantenersi sulla soglia delle questioni teoriche toccate durante le sessioni.


La versione primaverile della Scuola, da marzo a maggio, è stata il numero zero di un'esperienza di pensiero che sarà replicata di anno in anno, affiancandosi così alla "classica" estiva di luglio. Abbiamo tenuto insieme la città e la scuola, tentando di offrire uno spazio di riflessione sia alla comunità estesa del comprensorio della Locride sia ai liceali. Si sono succeduti cinque nomi importanti del panorama filosofico italiano, cinque personaggi a loro modo vicini alle attività dell'associazione "Scholé". Dal direttore della Scuola estiva "Giorgio Colli", Giuseppe Cantarano (La teologia politica di Dante) , a Teresa Serra (La libertà tra bisogno e consumismo: la deriva del capitalismo), docente de la Sapienza di Roma e presidente del Centro per la filosofia italiana di Roma, già ospite a Roccella l'anno passato. E poi Aniello Montano (Dentro la storia e fuori dagli schemi: l'evoluzione dell'idea di famiglia), dell'ateneo di Salerno e dell'Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli, partner di "Scholé" insieme al Centro guidato dalla Serra. Ancora: Giuseppe Orsi (Ospitalità, esperienza del tu, dialogo) e Aldo Tonini (Filosofia e animalismo), entrambi membri del comitato esecutivo dell'Istituto del capoluogo campano.



La "Mario Alcaro" si è rivelata una chance. La possibilità cioè di portare fra i banchi di scuola i docenti universitari e l'occasione di aprire le piazze ai prof. anche se non è estate, anche se non è tempo di turismo, dunque, dell'evento calamita. Una logica che tuttavia "Scholé" prova a fare sua sempre, perché l'obiettivo non è la grande opera, non è il mega festival. In questa direzione, non c'è stato alcun dubbio nell'intitolare la Scuola di primavera all'intellettuale mite e meridiano che è stato Mario Alcaro. Il professore è morto ormai un anno fa e la moglie Amelia Paparazzo insieme con figlio Toni hanno deciso di devolvere a "Scholé" l'intera somma del Premio Sila 49 conferito alla memoria dell'ex direttore del dipartimento di filosofia dell'Unical. Abbiamo più volte ringraziato la famiglia Alcaro per il gesto, su questo blog, sui giornali e di persona, ma vale la pena di ripetersi.


In un periodo in cui bisogna fare i conti con politiche economiche ultra-liberiste e/o di austherity, che mortificano la ricerca e la cultura perché non assimilabili alla razionalità della teoria merceologica del valore, il dono riabilita trame affettive ed estetiche dimenticate. Abitudini scevre dal tornaconto, genuine, "superficiali" perché non nascondono un doppiofondo. Grazie.

Angelo Nizza 

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